
"Me llamo José María Gutiérrez, no Guti", ha chiesto di essere chiamato così l'attuale allenatore dell'Almeria. E non con il suo soprannome di calciatore. Ma che bel calciatore è stato Guti, elegante, abile a ricoprire tutti i ruoli del centrocampo, pur avendo la vocazione della mezzapunta. Fra le stelle dei galacticos, quella meno appariscente visto l'appeal maggiore dei suoi compagni. La sua provenienza dalla cantera del Real Madrid offre, però, quel quid di romanticismo. Senz'altro uno dei più sottovalutati della sua era calcistica. Tanto che Wesley Sneijder, da raffinato intenditore di qualità tecnica qual è, in un'intervista rilasciata a Fox Sports NL, non ha dubbi su chi sia stato il suo collega più forte:
"Quando sono diventato titolare nel Real Madrid, Guti non mi ha parlato per tre mesi perché andava in panchina. Poi abbiamo iniziato a giocare insieme e avevamo un'intesa incredibile. Ci trovavamo anche senza guardarci. È un fenomeno, il più forte con cui abbia mai giocato. Mi ha fatto una grandissima impressione".
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