
Premessa doverosa: quella vista nel deserto di San Siro è di gran lunga la più scarsa Juventus degli ultimi 10 anni, detto questo massimo onore all'Internazionale forse più bella da quando l'allena Conte.
Inutile girarci attorno: troppa la differenza tra i 2 mister, assolutamente impari il confronto delle panchine stasera, sono serviti e riveriti coloro, anche tra queste colonne, che ritenevano all'altezza del compito una squadra improbabile mal guidata da un dilettante allo sbaraglio come il barbuto tecnico bresciano.
La sentenza inappellabile dopo questo match a senso unico nerazzurro è che la Juve è fuori dai giochi e il titolo è solo una questione milanese tra la Beneamata e i cugini terribili del Milan.
Arturo Vidal - dato per finito - con sontuoso volo d'angelo saliva in cielo aprendo le marcature al quarto d'ora con perentoria zuccata, caricando oltremodo la sua squadra che dominava in lungo e in largo dilapidando altre reti nel corso del primo tempo.
Nemmeno il tempo di ripartire che Nicolò Barella, apparso straripante in ogni zona del campo, finalizzava alla sua maniera una perfetta azione corale catapultandosi in porta per la la rete del mortale raddoppio bauscia.
Pirlo al solito immobile davanti alla panca appariva ormai alla deriva, con lo sguardo perso nel vuoto inseriva tardivamente e imperdonabilmente Kulusevski, il miglior centrocampista a disposizione, in una squadra incapace di intendere e di giocare che produceva il vero e unico tiro in porta a 2 minuti dalla fine con Chiesa apparso per il resto impotente come l'abulico CR7 che si notava solo per i ripetuti cenni di disappunto verso tutto e tutti.
Troppa poca la roba bianconera vista a Milano per non preoccuparsi seriamente delle ambizioni di vittoria in Europa, con il Porto che potrebbe rappresentare già uno scoglio insormontabile per una formazione simile all'armata Brancaleone più che la dominatrice assoluta dell'ultimo decennio in Italia.
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