
La magia di questa domenica pomeriggio, in cui Cagliari riposava immersa in un insolito grigiore, sembra scritta nel destino. È lo splendido regalo che quei tifosi, forse, non si potevano aspettare per celebrare il centenario della squadra, i cinquant'anni dallo storico scudetto. Domenica è stata l’occasione di festeggiare anche lui, Gigi Riva, che dello scudetto è diventato l’indiscusso protagonista e che ha sventato in un’indimenticabile impresa tutte le logiche dei più forti, dei soldi, del prestigio, del calcio che agisce secondo sistemi indiscutibili. Caro Gigi, giovedì hai compiuto settantacinque anni, questa straordinaria vittoria 5-2 contro la Fiorentina è un omaggio anche a te, simbolo intramontabile dell’amore per questa terra.
Descrivere una simile partita manda quasi in confusione, è assoluta frenesia. Sarà che non è uno scontro qualunque, ma quello tra due squadre che ancora sentono troppo fresco il dolore per la perdita di Capitan Astori, il cui sorriso pieno di vita ha illuminato, sui pannelli della Sardegna Arena, anche questa giornata, in cui il cielo era pallido esattamente come quell'undici marzo del 2018, la prima partita del Cagliari senza Davide a riempire questa terra della sua bontà, semplicità, del suo esserci discreto che è entrato nel cuore di tutti, in Sardegna come a Firenze. E allora grazie ancora anche a te, Asto, che ci hai insegnato che la vita è fragile, ma, se è appartenuta ad uno come te, allora fa piangere anche il pubblico più eterogeneo riunito in uno stadio, fa guardare il cielo con gli occhi pieni di lacrime a due giocatori che ti hanno dedicato le loro prodezze, prima da uomini, poi da professionisti.
Questo spettacolo dai mille sapori ha riempito gli occhi di migliaia di tifosi, ammassati sugli spalti, a casa, al bar, in Sardegna e fuori, col fiato sospeso che fa vibrare il petto. Primo gol di Rog, passato nella scorsa stagione in prestito dal Napoli al Siviglia per capitalizzare solo dieci presenze, oggi indiscusso pilastro del centrocampo di Maran, delicato nei modi, chirurgico nelle sue azioni sul campo; secondo di Pisacane, che milita tra le fila della difesa sarda dal 2015, eroe che ha sconfitto la malattia e ha fatto di Cagliari e del Cagliari la sua nuova casa; terzo di Simeone, l’ex di turno, che profondamente commosso ha dedicato la rete al suo Capitano, facendo fermare il tempo su questa giornata pazzesca; quarto di Joao Pedro, che in estate sembrava avere già le valigie in mano ma che non ha mai avuto intenzione di andare via, dopo che in questa città è diventato uomo, è caduto e ora vuole dimostrare tutto quello di cui è capace; quinto solo suo, del fuoriclasse, del Ninja Nainggolan, quello dei tre assist che domenica ha praticamente fatto tutto quello che voleva in ogni settore del campo, quello dei capolavori, quello delle pazzie, quello che di fronte alla scelta delicata della squadra da scegliere a fine stagione ha fatto quella meno scontata, quella tutta cuore, istinto, passione, come piace a lui.
I tifosi hanno assaporato tutto ciò così, con i vestiti fradici di pioggia, le bandiere rossoblù al vento, la gola piena di grida, gli occhi appena socchiusi, come quando ci si desta da un bel sogno e si ha paura di svegliarsi, perché si teme che sia finito tutto. Allora restate un altro po’ così, cari tifosi, con gli occhi socchiusi, perché per dire se questa bella favola sia vera o solo un sogno è ancora presto. Le premesse, certo, ci sono tutte, perché questa Sardegna sola in mezzo al mare racconti nuovamente di sé, con il sacrificio e la dedizione che meglio la rappresenta. Voi restate così, ad occhi socchiusi, con le voci in festa in mezzo al maestrale. E la classifica non vi faccia venire le vertigini, vi prego: da lassù, finché sarà possibile rimanerci, quel mare, quei centenari colori, il rosso e il blu, sono ancora più belli.

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