
E' una bella Italia quella di Mancini. Assodato unanimemente che manca un bomber, un finalizzatore che la butti dentro, sperando di rivedere il miglior Belotti, l'identità di gioco è già chiara. il pressing immediato di recupero del pallone appena perduto ricorda chiaramente i meccanismi di Guardiola, ma l'assetto e la disposizione in campo dei singoli mi ha rammentato quella dell'Inter di Trapattoni.
Ovviamente non c'è il libero e la marcatura a uomo, ma il terzino sinistro che sale costantemente (Biraghi o Palmieri) è un po' alla Brehme, così come la disposizione asimettrica degli attaccanti, come si faceva una volta: l'ala destra larga, Chiesa alla Alessandro Bianchi, e invece l'attaccante di sinistra stretto, da seconda punta classica a ridosso della prima punta, Insigne o Berardi alla Ramon Diaz. L'altro terzino invece che attacca meno e stringe coi due centrali per una difesa a tre mascherata in fase di possesso, Florenzi e De Sciglio "sacrificati" alla Bergomi. L'interno destro volante e incursore alla Nicola Berti, qui c'è Barella. Infine il doppio regista, uno arretrato alla Matteoli -Jorginho o Sensi - e uno più avanzato che dovrebbe fare il Matthaus, anche se non ci sono giocatori con le caratteristiche esplosive e il tiro in porta del tedesco: nell'Italia di Mancini l'interno sinistro lo fa Veratti che è un po' un doppione di Jorginho. E manca un po' l'Aldo Serena davanti, Immobile e Lasagna hanno fallito gol clamorosi contro Portogallo e Usa, anche se nelle loro rispettive squadre di club fanno benissimo. Aspettando appunto Belotti. Non c'è quindi un modulo piatto e lineare, si potrebbe parlare di una sorta di 3-5-2 o 3-3-4 in fase d'attacco e un ripiego difensivo nel 4-3-3, ma solo forzando la mano, altresì contano più i tempi e il volume di gioco.
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