Si salva solo il Napoli. Nella prima gara dell'edizione 2019/20 di Champions League ben figurano solo gli uomini di Ancelotti che, con un netto 2-0, si impongono sui campioni in carica del Liverpool in un San Paolo in festa. Male l'Inter che subisce in casa uno Slavia Praga sulla carta non fra i più temibili: l'undici di Conte non brilla per intensità di gioco e cattiveria agonistica ma riesce ad acciuffare il pareggio solo nel finale con Barella (per lui esordio nella massima competizione europea con gol). La Juventus butta all'aria l'occasione per fare bottino pieno: i bianconeri dominano e dettano il proprio gioco ma peccano di eccessiva sicurezza facendosi rimontare di due reti; un po' di cinismo in più, forse, avrebbe cambiato le sorti della gara. Crollo totale, invece, per l'Atalanta: probabilmente la pressione per un palcoscenico mai calcato, la tensione e la scarsa esperienza, hanno condotto i bergamaschi alla disfatta. Quattro a zero e tutti a casa: parecchie le cose sulle quali riflettere.
La prima gara è solo l'inizio di un lungo cammino: questione ovvia quanto scontata. Una tappa, una singola prestazione che vuol dire tutto e non vuol dire niente. Come giudicare questo esordio, dunque? Scricchiolante, oserei dire. Ma non così allarmante come potrebbe sembrare: in fondo ogni gara è una storia a sé e tutto si può aggiustare e ribaltare. Verrebbe comunque spontaneo domandarsi: ma alla luce di questi risultati, quali possono essere dunque le ambizioni europee di Sarri, Ancelotti, Conte e Gasperini? Azzardo che sono (e devono restare) quelle dei colleghi alla guida dei grandi top club, senza ridimensionare gli obiettivi di una virgola Inciampare, in fin dei conti, è legittimo. Rialzarsi è doveroso.
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