
Il giorno dopo l'Eintracht in casa Inter è la solita minestra riscaldata. Quella assaporata (per quanto insipida) del post Alaves, Marsiglia, Villareal, Schalke e così via, tutte sfide che si dovevano vincere e che sono finite in malora. L'attuale squadra nerazzurra è l'enigma di se stessa, sfiduciata, senza attributi e ingolfata nei pensieri. Se il giocatore più importante (ed ex capitano) decide di abbandonare la nave il punto di non ritorno è ad un passo. La mancanza di "Interismo" all'interno della squadra, della dirigenza e di una proprietà straniera preoccupa chi pensa che l'Inter sia solo business e non un complicatissimo rapporto tra fede e tifosi.
La poca rabbia dimostrata contro la vivacità dell'Eintracht è il presagio che anche la storia di Spalletti sia al capolinea e con esso tanti pseudo giocatori che non hanno molto a cuore il nerazzurro. Se ci si aggiunge che poi l'errore decisivo di ieri è stato commesso da De Vrji, il migliore dell'andata, i presagi nefasti aumentano e aiutano il solo tifo tedesco che ieri ha animato San Siro. E' difficile riconoscersi in questa Inter che non ha niente di Pazza, che non ha gli uomini forti che la difendono, che non ha interisti come, sponda Milan o Juve, Maldini, Leonardo, Nedved e il presidente Agnelli, con contrapposizione triste di Javier Zanetti che ad oggi ancora non si capisce bene il ruolo.
In passato era Moratti a metterci sempre faccia e portafoglio, ora si aspetta Zhang Junior, che di botto ieri (sperando in una fake news) ha paventato l'idea di un nome come Jiangsu Inter. Già è difficile capire l'Inter, non si osa immaginare cosa possa essere lo Jiangsu Inter.

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