
Mi stavo chiedendo, il calcio può salvare una vita?
Inizia tutto da Brescia dove Francesco, un ragazzino di 15 anni, fugge di casa e nessuno sembra trovarlo. La famiglia, disperata, fa un appello all’Inter, squadra del cuore del ragazzo. Daniele Adani, vecchia conoscenza del Brescia, va a parlare di persona con i familiari del ragazzo e promette di fare qualcosa. Tornato in albergo, chiede ai magazzinieri di preparare una maglietta con una scritta. Non volendo disturbare l’idolo del ragazzo, Bobo Vieri, decide di prendersi carico lui di questa “missione”, indossando quella maglietta. Arriva il giorno atteso, 14 febbraio 2004, semifinale di Coppa Italia, l’andata a Torino finì 2 a 2. A San Siro è il minuto 95 e l’Inter è sotto 2-1. Ad un tratto, Vieri si incrocia con Adani e la passa a Stankovic; lo stesso Adani inizia un’inesorabile e inspiegabile corsa verso l’area bianconera; Stankovic crossa; Emre colpisce di testa; Chimenti para e la palla arriva ad Adani che non può far altro che appoggiarla in rete. Al culmine dei festeggiamenti, si vede questo ragazzo dai capelli lunghi, correre verso il centrocampo, togliersi la maglia e aprire le braccia al cielo facendo notare la scritta commissionata qualche ora prima ai magazzinieri: “FRANCESCO TORNA“. La partita la vinse la Juve ma quel momento attirò l’attenzione di un vastissimo numero di italiani al televisore; lo vide pure Francesco in un bar di Genova, e decise di tornare. Come afferma Adani, è impossibile che lassù non ci sia un Dio, questa storia ne è la prova, e sembra assurdo e fantastico il filo che in questa storia lega Adani e Vieri, “il tramite” e “l’idolo del ragazzo“. Il calcio è magia dentro e fuori dal campo e ho trovato la risposta alla mia domanda: il calcio SALVA LE VITE.
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