
Tuchel dà il via all'ennesima prova del 9 che dovrà affrontare il Paris Saint-Germain: la Champions League. Mai oltre i quarti di finale da quando è stato comprato dagli sceicchi. Quella del PSG sembra una formazione migliore rispetto alle stagioni precedenti, frase che si ripete ogni fine agosto dal 2012. Dentro Navas (ex), Bernat, Kimpembe, Thiago Silva, Meunier, linea mediana quantomeno curiosa di Tuchel con Verratti mezzala sinistra, il centrale difensivo Marquinhos in cabina di regia e la diga Gueye strappato per 30 milioni più i salatini all'Everton. In attacco lo spagnolo Sarabia (prelevato in cambio di circa € 20 milioni dal Siviglia) affianca gli argentini Di Maria e Icardi. Zidane affronta la sfida con un 4-3-3 speculare, Courtois difende i legni della porta madridista, Mendy-Militao-Varane-Carvajal sono i quattro di difesa, Kroos-Casemiro-James sulla seconda linea, Hazard e Bale esterni offensivi, Benzema vero nove.
La sfida promette equilibrio, la difesa del Real, già casinista nelle amichevoli precampionato, no: quarto d'ora, Kroos beve il suo tè delle cinque passeggiando quietamente a centrocampo, Di Maria lo sfila con indifferenza e segue l'azione che va avanti promettendo bene sulla fascia sinistra, quando Militao si accorge del problema è troppo lontano, Bernat serve l'argentino e a Di Maria quasi non gli sembra vero che non ci sia nessuno a disturbarlo, punta mancina di prima intenzione sul primo palo troppo rapida per Courtois che era in ogni caso ben piazzato. 1-0.
Passa un altro quarto d'ora e il PSG affonda ancora: mezzo centrocampo del Real Madrid si sta facendo trollare da uno scambio tra Gueye e Marquinhos, solitamente non due palleggiatori e infatti i passaggi non sono eccezionali, ma funzionano; il resto del centrocampo Blanco è in questa situazione: James sta andando in avanti sperando che il pallone venga recuperato dai difensori, Kroos - il ragazzo è un fenomeno in fase difensiva - passeggia e si apposta per guardare meglio il tiro, il tutto mentre Varane, ipnotizzato dal pallone, si è lasciato sfuggire Di Maria. Il fantasista argentino si sgancia dalla marcatura, chiede, riceve, guarda la porta e calcia, i suoi ex compagni di squadra gli lasciano fare tutto. Courtois è letteralmente due metri, si stende in tuffo, ma Di Maria calcia forte, di piatto a uscire, non ci può arrivare. Palla all'angolo, 2-0.
La reazione del Real c'è, c'è stata anche dopo il primo gol, ma è insufficiente. Secondo tempo, Kroos legge la partita come nessuno, contro il PSG la legge male come nessuno: circondato dal classico rombo offensivo in pressing, sceglie di giocare il pallone sul calciatore che si trova al centro dello stesso rombo, avverando la teoria tattica di ogni allenatore: si avventano in tre su James Rodriguez, Gueye pretende la sfera e la ottiene, pallone su Verratti che manda in porta Di Maria, El Fideo stavolta esagera e vuole l'umiliazione finale, pallonetto elegante dopo aver fatto sdraiare Courtois. Troppo alto. Il Real annaspa, il PSG è in salute come non mai e straripa nel recupero: contropiede, in avanti si ritrovano due difensori, i due terzini, Meunier lancia in porta Bernat con tunnel a Varane, Courtois esce, palla di nuovo a Meunier e rete a porta vuota. 3-0.
TOP: Di Maria, facilmente. Da annotare l'ottima prova di Icardi.
FLOP: Hazard è costato 100 milioni di euro. Più di Cristiano Ronaldo. Contro il PSG è stato anonimo quanto i suoi compagni di squadra. Peggiore in campo Kroos per distacco (Varane ci mette tanto del suo per strappargli il premio): da mediano o mezzala è immensamente sprecato, non vuole correre, non lo fa, vederlo giocare così è una (s)tortura.

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