
"Il mio vero nome è Giovanni Luigi Brera. Sono nato l'8 settembre 1919 a San Zenone Po, in provincia di Pavia, e cresciuto brado o quasi fra boschi, rive e mollenti (...). Io sono padano di riva e di golena, di boschi e di sabbioni. E mi sono scoperto figlio legittimo del Po".
Nella sua biografia Gianni Brera esordisce così, raccontando le sue origini e il suo modo di esprimere unico e inimitabile. Un fuoriclasse della penna, all'epoca, o anche della macchina da scrivere con i suoi ticchettii ormai il cui rumore ormai è scomparso e sconosciuto alle nuove generazioni.
Ha inventato un gergo, un modo di raccontare lo sport come nessuno prima di lui. Neanche dopo si è scorto un genio della scrittura, incontrovertibile fenomeno del sogno espresso in un ambito sportivo.
„La vecchiaia è bella. Peccato che duri poco.“
Il 19 Dicembre 1992 l'autore, tra l'altro, del "Corpo della ragassa..." moriva in un incidente stradale, il 19 dicembre 1992 a Codogno, nella sua Padania: aveva 73 anni. Riposa ora in riva all'amata Olona.
Nonostante il suo modo di porre lo sport come una epica di classica memoria, amava il calcio in maniera viscerale. E in antitesi con il suo modo di scrivere, voleva che il pallone gestito da un dio inventato da lui, "Eupalla", fosse una cosa semplice. Una verticalizzazione veloce e non una masturbazione legata a un palleggio.
Chissà cosa avrebbe potuto raccontare oggi del suo amato sport pieno di "transizioni", di "marcature a scalare", di "Var" (che cancellava molti degli errori che per lui erano la poetica realizzazione della caducità dell'essere umano nei suoi orrori), e di "personaggi social".
Sarebbe stato un "influencer" dotato di acume e di cattiverie "forbite": molti non sarebbero nemmeno riusciti a capirlo! E mai avrebbe ceduto al suo talento per spiegare a chi non ci arrivava una sua opinione: o ci arrivavi oppure non eri degno.
Quanto abbiamo perso con la sua scomparsa? Un Maradona del giornalismo sportivo, unico nel suo indimenticabile modo di creare termini e neologismi.
Anche solo parlare di lui mi da i brividi, e ho imparato ad apprezzarlo grazie a un "anziano" molto importante per me: Don Ciccio. Chi sia questo Don non mi è dovuto spiegarvelo, ed è una sorta di mistero che porterò con me.
Ma mi ha insegnato a leggerlo, ad amarlo e a imparare qualcosa da lui.
Ecco a cosa servono gli anziani, che oggi sono considerati da politici beceri e privi di qualsivoglia preparazione tecnica e morale, come inutili allo sforzo produttivo del paese: provate a chiederlo a uno come Gianni Brera quando contassero!
„I bevitori di vino si dividono in due categorie: i viziosi che scontano il vino come una condanna e gli intenditori per i quali il vino è poesia e perfino preghiera.“

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