
Qualche giorno fa, parlando di sport, mi è stata fatta una domanda: ma Diletta Leotta, per te, che rappresenta? Una giornalista o una ragazza immagine?
Di primo acchito ho risposto: una giornalista sportiva molto brava e preparata che è anche bella.
La risposta non è tardata ad arrivare. "E ti pare il caso che la giornalista in questione pubblichi certe foto sui social permettendo una tale giungla di commenti offensivi nei suoi confronti senza porvi fine?"
Da questa considerazione si è scatenata una discussione fra i presenti. Ognuno esprimendo il proprio personale pensiero.
Qualcuno ha ribadito che la libertà di espressione, in questo caso relativa a foto pubblicate sui social, non deve essere limitata da commenti insulsi che comunque danneggiano la figura della donna e ledono chi palesa una fisicità prorompente. Qualcun'altro ritiene invece che una giornalista sportiva affermata, una donna, non dovrebbe permettere e alimentare una tale barbarie proseguendo a postare contenuti di un certo tipo che in qualche modo, per dirla in gergo calcistico, servano un assist agli scellerati.
L'argomento è delicato. E fa opinione. Perché focalizza l'attenzione su una tematica che nell'epoca dei social primeggia e si impone, lasciando diversi interrogativi: può un'immagine, sia essa succinta o meno, giustificare in quanto tale determinate interazioni di cattivo gusto? deve la persona coinvolta evitare certi contenuti sul suo profilo e quindi modificare la propria attitudine espressiva in virtù di taluni che non si limitano ad osservare e devono per forza commentare/offendere/giudicare? può un social network chiudere un occhio e infischiarsene altamente anziché bloccare nell'immediato?
Io qualche risposta me la sono data. Consapevole che addentrarsi nel campo dei social e farne parte, in un luogo virtuale dove vige la libertà dell' iscritto, sia esso famoso o semplice cittadino del mondo, del poter postare ciò che più gli aggrada nei termini della legalità, diviene un'arma a doppio taglio: tu hai postato la foto, tu hai postato il tuo pensiero, tu sei responsabile riguardo le interazioni e a ciò che ne deriverà.
A chi legge (e intende intervenire), l'ardua sentenza.
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