
Il weekend appena concluso ci ha lasciato due immagini fortissime: il sorriso di Rossi e la delusione di Leclerc.
Entrambi però hanno moralmente vinto i rispettivi Gran Premi che le statistiche attribuiscono a Marquez ed Hamilton.
Rossi a 40 anni sta fermando il tempo, infilando i "nipoti" Dovizioso, Petrucci e Morbidelli e dando l'ennesima prova che la pensione deve essere ancora lontanissima. Peccato però che la Motogp è sopratutto cosa da marziani se in gara ci si ritrova un Marc Marquez che si vede solo nella griglia di partenza e poi scappa via e vince in maniera da campione assoluto.
Per il dominio del domani, da Bagnaia a Mir passando per Morbidelli, ci sarà tempo. Ora tocca a Rossi dire ancora la sua.
Leclerc invece emoziona per un qualcosa di ingiusto che può avere il nome di sfortuna o iella nera. Ieri però, con una vittoria sfumata non per colpe sue, i tifosi ferraristi si sono innamorati di quello sguardo perennemente triste e dal carattere timido, lontano ad esempio dal ghigno furbo di Alonso o della determinazione (di un tempo) di Vettel.
Il Piccolo Principe ha incantato, si è preso una pole alla seconda gara in rosso, ha sorpassato da veterano un 4 volte campione del mondo e fino alla maledetta power unit le stava suonando anche al Re Lewis.
Ci sarà tempo per festeggiare Charles, con la dedica per un papà scomparso troppo presto e un amico, Jules Bianchi, che dall'alto lo guarda pronto a donargli quel sorriso mancato per un soffio ieri.
Abbiamo due certezze, una leggenda in MotoGp e uno pronto a riscrivere la storia della Formula Uno.

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