
Che la Juventus fosse una macchina perfetta era assodato, che dominasse in Italia come poche squadre hanno fatto nel nostro campionato era altrettanto oggettivo ma che potesse esprimere il suo mix di forza fisica e tecnica attraverso il sacrificio di giocatori come Ronaldo, questo non era proprio preventivabile. Il largo risultato dell’Allianz Stadium non è arrivato solo per un gioco paillettes, lustrini e tacchi a spillo, bensì il 3-1 al Napoli è figlio di abnegazione totale al proprio Genèral Max Allegri e al bene di un gruppo unito.
STRAPOTERE MENTALE
Gli ingredienti per una grande partita c’erano tutti: Ancelotti contro Allegri, CR7 ed un “magnifico” Lorenzo Insigne, tecnica contro forza, bellezza e concretezza. Cotto......e giocato, e la cena di gran gala è servita, senza tradire attesa alcuna. Ancelotti, amante della buona cucina, si presenta al tavolo dei padroni di casa con il suo nuovo marchio di fabbrica: un 4-4-2 studiato per esaltare le doti di un ispiratissimo Insigne,non dovendo rinunciare alla fisicità. Un’evoluzione tattica e mentale per Hamsik e compagni, che stanno abbandonando gradualmente il diktat del gioco orizzontale “sarrista”, per abbracciare il pensiero verticale. La sensazione che si è avvertita all’Allianz Stadium, nei primi venti minuti, è quella che questa nuova mise partenopea sia già stata metabolizzata nel Dna azzurro. Un Napoli arrembante che cerca sempre la giocata in verticale, con un atteggiamento aggressivo in versione Allan “uber alles”, che paga con un goal nei primi dieci minuti. La sensazione però è quella dei più grandi film epici, l’eroe si risveglia e il suo orgoglio rende trionfante la sua impresa. La vecchia Signora si veste da eroe omerico e con un CR7 in versione assist-man agguanta il pareggio al 26’ con Mandzukic, che poi raddoppierà al 49’, chiudendo i conti con la zampata di Bonucci al 76’. Ciò che ha impressionato di più non è stata la qualità dei singoli o le giocate, comunque sublimi di un Ronaldo in modalità Deus ex machina, quanto invece la forza mentale tradotta nel ribaltamento di una partita difficile iniziata in maniera pessima. Uno strapotere dei nervi che ha annichilito il Napoli, mentre Mandzukic e co al di là del loro ruolo, combattevano su ogni pallone con foga da provinciale . Tutte le seconde palle hanno il marchio bianconero ed è esaltante il numero di palloni recuperati dalla squadra di Allegri: 70 palle riagguantate tra primo e secondo tempo. Se ad una squadra già sopra livello, viene aggiunto un penta pallone d’oro che lavora da oplite al servizio della squadra, allora il gioco per le avversarie dirette diventa duro.
Athos, Portos, Aramis e D’Artagnan
Sciabola, fioretto e spada nelle mani dei moschettieri della Juve. Come nel racconto di Dumas, la Vecchia Signora può fare sicuro affidamento sui suoi moschettieri: Dybala, Mandzukic e Ronaldo. L’inserimento della Joya, a sorpresa nello scacchiere tattico bianconero, si è rivelato determinante: è proprio di Dybala lo strappo offensivo che porta al sorpasso bianconero sul Napoli. I tre moschettieri lavorano sodo, non danno punti di riferimento, si sacrificano e nel momento giusto decapitano l’avversario. Tatticamente tutto perfetto, Mandzukic abbassa la linea degli attaccanti in maniera magistrale e raccoglie i suoi frutti con una doppietta, mentre Dybala è Ronaldo grazie a questo movimento offensivo, possono galleggiare tra le linee. Momenti di calcio estatico, a tratti lisergico senza però dimenticarsi di un “quarto” moschettiere che sta facendo la differenza in casa juventina: Joao Cancelo. Un diavolo per velocità e potenza che mette a ferro e fuoco le difese avversarie ed il Napoli non è stato risparmiato. Il terzino bianconero ha dato vitalità alla fascia sinistra, aggiungendo una variante in più ad un gioco già consolidato.Un mix vincente che prescinde però dal sacrificio e dall’abnegazione tattica, nel miglior spot che la Juve sta producendo: Tutti per uno, uno per tutti.
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