
La vittoria in finale di EL non è altro che la punta di un iceberg in un mare di lavoro, sacrificio e programmazione. Un modello economico-gestionale ma soprattutto tecnico, da far invidia a qualsiasi altro club mondiale. I segreti dei colchoneros vanno da ricercarsi sicuramente nel lavoro di un uomo, venuto da Buenos Aires, che ha portato l'Atletico alla vittoria di due Europa League oltre allo stupendo titolo in Liga nella stagione 13/14. Forse la soddisfazione che ha lasciato il retrogusto amaro, nella bocca di Juan Pablo Simeone, è rappresentata da due finali di Champions perse anche in modo rocambolesco contro i rivali di sempre, contro il Real Madrid. Un binomio cuore-cervello inscindibile che fa di questa squadra una temibile avversaria e una macchina sportiva quasi perfetta: chiunque entri a far parte dell'Atletico, dell'ecosistema biancorosso, ha l'obbligo ed il dovere di sudare sangue e lottare fino alla morte. Una favola è andata in scena a Lione, nella città del "Piccolo Principe", sono diventati grandi Antoine Griezmann e Juan Pablo Simeone che hanno scritto l'ennesima pagina di una fiaba stupenda chiamata Atletico Madrid.
IL CHOLISMO, QUESTO CONOSCIUTO
Dall'addio al Catania nel lontano giugno 2011, ai sei titoli conquistati con l'Atletico Madrid, ne ha fatta di strada il pitbull Simeone. Plasmare l'anima di un intero ambiente, come quello colchoneros, è il merito più grande che gli si riconosce. Oggi l'Atletico è un modello sportivo grazie ad un modus operandi che prende il nome di Cholismo. Questa cultura sportiva che straripa anche come leitmotiv nell'approccio alle difficoltà della vita, è un edificio saldo con fondamenta solide che attingono all'unione di sacrificio e talento. Lo Sturm und Drang simeoniano è espressione di un pensiero calcistico che non coincide con il dominio, con il mantra del possesso palla ma se c'è da giocare lo fa bene. Lo spirito madridista, sponda Atletico, è l'esempio di come si scardina la concezione per cui esista una sola via per la vittoria, quella del tiqui taca. Una ribellione sportiva all'aristocrazia del calcio, un movimento Galileiano contro i dogmi della palla accarezzata orizzontalmente a tutti i costi. Un modulo solo per il Cholo, il caro 4-4-2 che si trasforma in 4-2-4 in proiezione offensiva, in 4-3-3 in possesso palla. Un trasformismo tattico che ha come caposaldo un solo modulo di gioco da cui non possono prescindere gli ideali di sacrificio, di una squadra corta 33x8 che però all'occorrenza palleggia divinamente grazie alla qualità dei suoi uomini. Il cholismo è provare, è cadere, è rialzarsi e soprattutto vincere.
IL PICCOLO PRINCIPE DIVENTA GRANDE
Lione in tema di fiabe è esperta e sa il fatto suo. Non poteva esserci infatti palcoscenico migliore per Antoine Griezmann, nativo di Macon, cittadina che dista circa 70 km da Lione. Una città amata e odiata dal "Piccolo Principe", uno dei tanti soprannomi di Griezmann, perché proprio a Lione ha subito il primo rifiuto calcistico. Sarebbe impossibile riuscire a conteggiare quante unghie hanno divorato i dirigenti del team francese a vedere adesso le gesta di Antoine, che sigla la prima doppietta di un giocatore francese in una finale europea. E' più semplice rendersi conto di quanto sia importante "Grizi" per Simeone. I numeri parlano chiaro: 29 goal all'attivo con la media di un goal ogni tre tiri. Antoine faccia francese e anima latina, è molto più che freddi numeri. Grizou è movimento, sacrificio e attaccamento alla maglia che ha dimostrato non abbandonando l'Atletico su cui incombeva uno stop all'attività di mercato, durante l'ultima stagione. "Fai della tua vita un sogno e di un sogno una realtà" frase celebre del Piccolo Principe, è tatuata indelebilmente sul braccio di Griezmann. Una coincidenza del destino, una rivincita personale andata in scena nella città che lo ha ripudiato calcisticamente. Un sogno che diventa realtà e le intere speranze di una nazione, all'alba del mondiale, riposte in un piccolo grande uomo.

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