Senz’altro, dopo l’affannata salvezza della stagione passata, nessuno avrebbe mai detto che i blucerchiati sarebbero stati capaci di segnare tre gol a Lazio e Atalanta, subendone solo uno.
La Sampdoria di Di Francesco era una squadra senza identità, racimolata da mister Ranieri ultima in classifica. Il tecnico romano era consapevole di avere tra le mani una squadra povera di tecnica, che si affidava al solo Quagliarella davanti, reduce da una stagione da protagonista ma con un anno in più, e senza un’idea di gioco ben delineata.
Quello che il presidente, la società e tutto il popolo blucerchiato si aspettavano da Ranieri erano nientemeno che risultati: con Di Franceso erano arrivati appena 3 punti in 8 gare.
Per onorare questo compito, dall’alto della sua immensa esperienza, il mister, paradossalmente, non si inventò nulla. Esattamente, non cercò soluzioni tattiche astruse, non accettò l’incarico volendo ricevere in cambio giocatori di qualità, ma, semplicemente, sfruttò al massimo ciò che gli si parò davanti: un gruppo di ragazzi in cerca di conferme.
È la semplicità la parola chiave per comprendere la prima Sampdoria di Ranieri, 4-4-1-1 compatto, chiuso, che puntava sulla sostanza, senza bisogno di ghirigori o raffinatezza, una squadra cinica. Ora il Doria aveva un’identità.
E non era degradante. Fare bel calcio non vuol dire dare spettacolo, bensì giocare al meglio le carte a disposizione, direttamente proporzionali alle qualità dei singoli.
Di certo, però, da una Sampdoria “ordinaria” dell’anno scorso, si è passati a una squadra scoppiettante, che riesce a dare spettacolo (cosa che mancava alla piazza genovese da tempo) senza però snaturarsi. Il modulo è lo stesso, 4-4-1-1, i baluardi anche, l’undici di Ranieri è sempre roccioso, preciso, ordinato. Ciò che c’è di nuovo, però, è la qualità. Gli arrivi di Keita Balde, Adrien Silva, il ritorno di Verre e il gioiello Damsgaard possono semplicemente sembrare colpi di mercato che fanno notizia ma fini a sé stessi, frutto di “capricci” societari. Tutto il contrario, dopo aver costruito una base solida, che ha dato personalità al gruppo squadra e ha raggiunto l'obiettivo salvezza, ora Ranieri vuole guardare in avanti. E per farlo, ha voluto portare la sua Samp al “livello successivo”: costruite le fondamenta e lo scheletro, ora è tempo di rivestire la struttura con un po’ di sfarzo. Uno sfarzo necessario, utile a portare la Sampdoria ad aspirare più in alto.
Molte squadre vengono costruite sul denaro, pensando esclusivamente alla qualità, allo spettacolo, senza una base alle spalle. Ranieri ha fatto l’opposto, dopo aver agguantato la salvezza con ciò che aveva, non si è voluto accontentare, e ha dato alla sua Sampdoria estro, la fantasia che è mancata, senza privarsi della base che ha gli permesso tutto ciò.
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