
Chi sostiene che al peggio non c'è mai fine non ha visto il match tra le due squadre meno in forma del torneo, guidate dagli pseudo allenatori forgiati dalla premiata scuola di Milanello, il Bologna di Inzaghi contro il Milan di Gattuso.
Come accade spesso da noi il mal comune è mezzo gaudio, meglio dividere la posta in questi casi che farsi cacciare proprio nel Mourinho Day poi che ha sancito finalmente l'esonero sacrosanto del portoghese dal Manchester United.
Pippo e Rino rappresentano quello che probabilmente non dovrebbe accadere se le cose andassero anche nel calcio secondo una semplice regola del resto scarsamente rispettata in quasi tutti gli ambiti lavorativi in Italia, ossia quella del merito.
Ditemi voi con che criterio logico e plausibile i due giovanotti possano infatti allenare due squadre che appartengono alla storia del calcio in Italia ma anche fuori, specie grazie al Milan, ma anche il Bologna "faceva tremare il mondo", mentre oggi entrambe fanno piangere.
Sostengo da sempre come sia sbagliato privilegiare gli ex giocatori quando si tratta di allenare, dove sta scritto infatti che per allenare e vincere si debba aver giocato per forza, come dimostra la recente storia del tecnico più bravo, rivoluzionario, maestro di tecnica e tattica al mondo che risponde al nome di Arrigo Sacchi, curriculum vitae venditore di calzature, praticamente senza mai giocare!
Inzaghi e Gattuso come moltissimi altri di loro si rivelano studenti dal gran profitto a Coverciano conseguendo il patentino da allenatori in scioltezza, ma giustamente il calcio giocato non corrisponde quasi mai a quello allenato, col risultato di partite inguardabili come l'ultima che li ha accomunati per pochezza totale di idee.
Sulla loro panchina dovrebbe semmai sedere uno come Roberto Donadoni, altro milanista illustre passato ad allenare, con la sostanziale differenza però di avere modi pacati e indubbie capacità ampiamente dimostrate fino alla Nazionale, che però ha un difetto imperdonabile: quello di non sapersi vendere.
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