
“Giorgio Chinaglia è il grido di battaglia!”. Un coro che ha acceso la passione dei tifosi laziali per generazioni.
Se dici numero 9 della Lazio il primo nome che ti viene in mente è proprio lui: Long John, soprannominato così per i suoi trascorsi in Galles, ma anche il bisonte, persona vera, a volte scomoda, ma che divenne il simbolo di una Lazio povera ma ricca di valori umani come mai lo era stata fino ad allora.
Ed è proprio quella Lazio del 1973-74, divenuta poi nell’immaginario collettivo la Grande Lazio, una squadra di “matti” che si odiava in settimana e diventava un gruppo unito e imbattibile la domenica, a consacrare Chinaglia e farlo diventare il simbolo principe della squadra biancoceleste di quegli anni. Ma forse è anche lui ad aver consacrato la Lazio portandola al suo primo scudetto, segnando 24 reti e realizzando alla penultima giornata (12 maggio 1974) il calcio di rigore decisivo nell’incontro col Foggia.
La sua carriera con l’aquila sul petto durerà dal 1969 al 1976 con 209 partite e 98 gol segnati.
Fu il primo laziale ad esultare sotto la curva sud della Roma dopo un gol nel derby (l’altro fu qualche anno dopo Di Canio) ed è stato senza ombra di dubbio il giocatore più amato dai tifosi biancocelesti e allo stesso tempo più odiato da quelli giallorossi ma anche da tanti altri tifosi di altre squadre. Indimenticabile per i tifosi della Lazio una delle sue citazioni più celebri: “Di Lazio ci si ammala inguaribilmente”.
Un metro e ottantasei d’altezza, capelli lunghi e basettoni, fisico imponente, incedere curvo, a testa bassa ma per nulla timido. Un centravanti non bellissimo da vedere ma terribilmente efficace e un leader assoluto capace di farsi seguire dai compagni di squadra nonostante un carattere non esattamente tranquillo, anche se dall’animo buono.
La sua morte, avvenuta il 1 aprile del 2012, ha contribuito ad elevare a leggenda Giorgio Chinaglia. Per i tifosi biancocelesti infatti sono passati tantissimi anni ma quando si nomina il suo nome viene in mente sempre lo stesso coro: “Giorgio Chinaglia è il grido di battaglia!”.
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