
Che bello il derby di Milano, anche se visto da casa, mentre cinquantamila coraggiosi sfidano il freddo. Pioggia, vento, coreografie e quest'Inter che resuscita il Milan. Finalmente il calcio italiano torna a giocare a Natale, rossoneri e nerazzurri sono prima timidi, poi si avventano come bambini sui regali, c'è agonismo, c'è cuore, da qualcuno no, a dire il vero, ed è inutile rimarcare per l'ennesima volta che questo non è più il derby dei Ronaldo e dei Van Basten. Decide Cutrone, ma da interista vorrei ripetere quanto sto dicendo da qualche settimana.
Siamo sicuri che Spalletti sia quel profeta e capopolo di cui l'Inter ha bisogno? E davvero l'Inter ha bisogno di profeti, di filosofi da conferenza stampa, di emulatori di Mourinho, oppure di qualcuno che sappia dare uno schema diverso dal palla a Candreva e cross? Uomini di calcio o uomini mediatici? Eppure Spalletti fino ad un mese fa non aveva fatto male, aveva dato solidità alla squadra, certo segnavamo solo sui cross o sui calci piazzati, ma eravamo compatti e soprattutto avevamo un centrocampo dai ruoli chiari e definiti: Gagliardini che mette il pulmann davanti alla difesa, Vecino che fa l'intermedio e l'incursore tutto fare e infine Borja Valero trequartista a creare in avanti.
Poi però il tecnico da Certaldo ha voluto metterci mano, ha peccato di presunzione, di protagonismo, ha deciso di lanciare Brozovic trequartista arretrando Borja Valero, ha pensato di sbarazzarsi in varie circostanze di Gagliardini, che sbaglierà qualche passaggio, ma è l'unico interditore in rosa e l'unico a garantire certi equilibri tattici. E il povero Borja, che stava facendo così bene, non dico da 10, ma da 8,5, messo a fare il Pirlo, a totale a disagio e aprendo varchi in fase difensiva. Su Epic Brozo, che dire, personaggio dadaista su cui il Mourinho di Certaldo si è incaponito, e poi l'esaurimento fisico e nervoso delle due ali, Candreva e Perisic, spompati per tre mesi a fare i tornanti in un modulo, il 4-2-3-1, che in Italia non fa quasi più nessuno. E ora che succede? Non manca il cuore in molti elementi di questa squadra, da Vecino a Skriniar, ma qualche big deve ritrovare il sorriso e qualcuno in panchina deve ritrovare l'umiltà. Amala.
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