
Giusto nel settembre del 2000 al centro sportivo di Coccaglio varcava i cancelli il più grande giocatore italiano dai tempi di Gianni Rivera, l'ultimo vincitore nostrano del pallone d'oro.
L'Inter l'aveva sganciato e il vicentino a 33 anni pensava ad allenarsi e magari tornare a giocare a km 0, restando vicino alla famiglia il più possibile.
Il destino gli avrebbe fornito così un magnifico assist degno dei suoi quando Gino Corioni e soprattutto Carlo Mazzone pensarono proprio a lui.
Con i buoni uffici del suo unico e storico fraterno manager Vittorio Petrone non ci volle molto a siglare l'accordo che avrebbe cambiato per 4 anni il destino delle rondinelle che mai volarono così in alto senza più retrocedere!
Non esagero affermando si potesse tranquillamente paragonare alla venuta di Maradona a Napoli e Cristiano Ronaldo a Torino, anche se per la potenza della trasformazione sulla storia del club ricorda più lo Zico all'Udinese.
Di certo Baggio al Brescia superò tutti gli altri per l'umanità ancora più grande del valore tecnico del calciatore se anche un burbero come l'allenatore romano lo amò come neanche suo padre e che per lui e la sua tripletta corse come mai in vita sua a pugno alzato sotto la curva atalantina.
Tutti gli altri numerosi allenatori che ebbe Roberto Baggio al contrario lo subirono invidiosi dell'amore oceanico di tutti gli sportivi che per lui valicava gli stretti confini del tifo, con Renzo Ulivieri e Giovanni Trapattoni a spiccare per cieco autolesionismo nei suoi riguardi.
Penso che lo stesso campione pur tormentato in tutta la carriera da dolori indicibili alle ginocchia frutto di troppi infortuni li abbia nonostante tutto perdonati in nome di un fair play e di una cultura buddista che ne hanno sostenuto da sempre le straordinarie gesta sportive.
Brindo stappando un Franciacorta per il grande Roby, con la certezza che il presente e il futuro gli sapranno riservare il meglio, il tempo saprà essere di certo galantuomo con un grande Uomo prima che immenso campione come lui.
Magico Roby!
Brescia dovrebbe dedicare la curva rinnovata dello stadio Rigamonti al vicentino di Caldogno
Baggio& Mazzone,quando l’uomo viene prima di tutto
Commovente tributo al più grande giocatore italiano anni 90 e dell’attuale terzo millennio