
Avevo otto o nove anni la prima volta. Ricordo solo che nel Milan giocava Mora all’ala destra e poco più. Poi sono andato a San Siro spesso, ancora con papà, da solo o con gli amici. Ero uno juventino milanese da ragazzo (che dolori), poi “riveriano DOC” ma andavo a guardare anche l’Inter di Sarti Burnich e Facchetti. Quanti ricordi, quante emozioni su quegli spalti. L’ho visto crescere e cambiare quello stadio e poi, ogni volta che tornavo a Milano, andavo a vedermi la partita che si giocava. Non importa quale. Oggi si deve decidere se quello stadio carico di storia si deve ristrutturare, o buttare giù per sostituirlo con uno fra due progetti avveniristici. Ognuno di noi ha nel cuore una Fiat 500, una Nikon a pellicola, un paio di Wrangler, delle Timberland e non vorremmo mai buttarle. Le portiamo dal meccanico cercando i pezzi di ricambio su internet e ammodernandole per le leggi e i carburanti attuali, cerchiamo l’ultimo rivenditore di diapositive Fuji Velvia, li rattoppiamo, li facciamo risuolare ma, prima o poi, c’è sempre il momento del distacco dalle “cose”. E allora?
E allora mi compro un’auto con il cambio automatico, il cruise control adattativo, la guida eco, sport o 4x4. Mi ci siedo in Wrangler e Timberland nuovi e una Nikon digitale nel sedile accanto. Ci voglio stare comodo, sentire la radio e telefonare senza staccare le mani dal volante, con la temperatura costante nell’abitacolo. Voglio avere tutti i comandi ben visibili e a portata di mano, insomma: mi voglio veramente godere la guida dopo tanti anni di patimenti.
Visitando stadi di ultima generazione come quelli spagnoli o inglesi, ci si rende ben conto che la qualità e la quantità di servizi disponibili 24 ore su 24 per tutto l’anno, la vivibilità dello stadio e delle zone limitrofe, la qualità disponibile per seguire la partita, senza “doversi dotare di cannocchiale da spalti ad alta quota”, creano un contorno all’evento centrale della gara che si può paragonare alla differenza che potrebbe esistere fra vedere un bel film al “ Nuovo Cinema Paradiso” o in una moderna sala con Dolby stereo dei centri commerciali di mezzo mondo. Ovviamente non si deve trasformare uno stadio in un ghetto per VIP danarosi, altrimenti si tradirebbe totalmente il carattere popolare dello sport del calcio. Lo si deve rendere un luogo dove possano tornare le famiglie e vi possano essere banditi e/o perseguiti senza requie pseudo tifosi criminalizzati e politicizzati. Indipendentemente dai due progetti di stadio, entrambi estremamente validi, è l’intero concetto di ammodernamento e urbanizzazione dell’area che va abbracciata lasciando da parte l’amore per il vecchio San Siro, i ricordi e le emozioni ad esso legati. Il calcio, quello indimenticabile e imperituro, quello vero, è delle persone, dei campioni e non delle cose. È quello di Rivera, Mazzola e Riva. Di Pelè, Maradona e i Ronaldi. Oggi di Lukaku, Chiesa e Dibala e tanti altri ancora in futuro. Godiamoceli quindi, senza più patimenti e cannocchiali!
- Login o Registrazione
DI' LA TUA
0