
Diciamo la verità: Giampiero Ventura era l'anti-calcio con le sue idee strambe di 4-2-4 con giocatori fuori ruolo e centrocampo completamente sguarnito!
In più, l'ex commissario tecnico, non aveva la benché minima personalità per gestire la nazionale e negli sciagurati playoff non è nemmeno riuscito a fare la formazione e non ci capiva più nulla.
Associato a un Tavecchio formato ignoranza allo stato puro, ci è costato un Mondiale di calcio in Russia riuscendo nell'impresa di uscire con una Svezia il cui giocatore migliore, o uno dei migliori, giocava nel Crotone che poi sarebbe retrocesso in Serie B.
Quello era il passato, ma questo tempo trascorso è stato infinito ed è rimasto sospeso per i tifosi azzurri che facevano fatica a pensare a una nuova nazionale italiana.
Le prime partite del nuovo corso, in attesa di Mancini, visto che nessuno riusciva a trovare chi volesse sedersi sulla panchina azzurra, le ha fatte, in un clima di tristezza infinita Gigi Di Biagio, traghettatore in un mare di demotivazione.
Poi si è scelto Mancini e dopo i primi esperimenti, anche azzardati (vedi l'assurda convocazione di gente ostile come Lazzari della Spal, completamente inutile ma andava provato), si è finalmente vista una luce!
E' vero, manca un centravanti vero (Belotti non espode mai, Balotelli dovrebbe fare un corso di umiltà, allenarsi e dimagrire), magari sono carenti anche i centimetri in campo, ma il tecnico di Jesi ha deciso di puntare sul possesso palla e sulla tecnica, e dopo le prime bastonate finalmente dopo anni si vede un gioco.
Un gioco offensivo, quello di Ventura, lo era nei confronti del calcio stesso; una tattica offensiva, quella di Mancini, è stata una meravigliosa sorpresa per i tifosi azzurri che così potrebbero riavvicinarsi alla nazionale, che ha bisogno dei suoi supporters.
Gioco stretto tra Verratti, finalmente dopo 200 anni convincente in azzurro, e Jorginho (perennemente ignorato dal tecnico che lo ha preceduto che, da buon genovese, era "avaro" ma di punti): Barella, new entry, ormai pronto per una grande squadra.
Al sardo, molto forte e di grande personalità, non manca nulla se non giocare in una compagine che punti a vincere qualcosa e non a una, il Cagliari, che vuole evitare solo la retrocessione: il capitano dei sardi infatti non ha l'abitudine di giocare venti metri avanti come nelle grandi squadre. Ma il suo talento è immenso.
In attesa di chili e centimetri in attacco, e di una certa personalità, il trio mobile di attacco (senza l'ormai accantonato Immobile) si è mosso con triangolazioni, velocità, stile. Unica pecca, la strage di palle goal fatte soprattutto nella ripresa da Bernardeschi, a cui è mancato solo il goal.
La difesa, con Bonucci e Chiellini sempre attenti, ha mostrato lacune solo con Biraghi, mentre Florenzi ha giocato una splendida gara sempre in proiezione offensiva. Dopo aver colpito due traverse, miracoli del portiere polacco, si e addirittura il rischio di perderle. Poi, siccome il calcio non è una scienza esatta, i brutti anatroccoli Lasagna (subentrato per dare peso alle palle alte soprattutto sulle rimesse lunghe di Reca) e Biraghi (che era stato il peggiore) hanno deciso la partita.
L'unico corner non giocato corto della gara calciato da Insigne è stato spezzato dall'esordiente Kevin per l'incredulo Biraghi che l'ha buttata dentro ringraziando Astori che da lassù ha dato l'ispirazione.
Una vittoria meritata che sembrava sfuggita ormai è finalmente un viatico per la rinascita della nazionale. A patto che gli italiani giochino di più al posto di stranieri assurdi e impresentabili e che la filosofia offensiva vista in un paese ostile come la Polonia sia la regola e non l'eccezione. I centimetri e i goal arriveranno, intanto godiamoci dopo decenni del bel gioco: il che non guasta mai!
"Ei fu siccome Immobile dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore,senza nemmeno un suo tiro!", ma questa è un'altra storia!
Forza Azzurri!

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