
Terza posizione in classifica. La vetta, lì, a un passo. La stagione dei biancocelesti, per risultati e classifica, riporta ai tempi dello svizzero Sven-Goran Eriksson in panchina. Correva la stagione 1999/00: l'anno dello scudetto. Paragoni forti, forse inopportuni, ma necessari per valutare una corsa che può essere a tre.
La Juventus, sazia di tricolori, è ancora lontana, come forza, da tutte le contendenti. L'Inter segue il passo e pare la reale antagonista. Mister Inzaghi questo lo sa bene e ha plasmato una squadra che va oltre l'aspetto prettamente tecnico. Lo dimostrano le valide prestazioni pur con l'assenza di pedine importanti. Lo dimostra l'attitudine corale al sacrificio. Lo dimostrano le vittorie giunte nel finale (ben cinque, in trasferta, tutte con il medesimo risultato:1-2). Segno tangibile, quest'ultimo, di un binomio fondamentale per stare lassù: tenacia e fortuna.
La prima, la tenacia, la coltivi agendo bene con la testa e poi con le gambe: se ti convinci che puoi farcela e lavori sodo, spesso e volentieri poi la spunti. La seconda, la fortuna, è il fattore casuale che premia ma mai a caso: a esser baciato è solo chi ci crede. Fino all'ultimo secondo.
La Lazio non è, a livello di organico, la più forte del campionato. Ma certamente si candida, salvo involuzioni drastiche di rendimento, alla lotta di vertice. O perlomeno darà parecchio filo da torcere alle pretendenti più papabili e accreditate.
Il fiato sul collo, dietro Juve e Inter.
Che sarà pur solo respiro di rincorsa. Ma se persiste allarma e da fastidio. Rendendo la cavalcata al tricolore ancora più avvincente.
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