
Ho avuto una grandissima fortuna, quella di iniziare a seguire la squadra biancoscudata, in uno dei periodi più belli della società. Era l’anno 1991, il Padova militava in Serie B, l’allenatore era Mario Colautti e in campo c’erano tre giocatori, fino ad allora giocatori come tanti, ma destinati a diventare punti fermi di squadre di Serie A nonché insostituibili nella nazionale italiana. Sto parlando del romano Angelo di Livio, del milanese Demetrio Albertini e del brindisino Antonio Benarrivo. Tre ragazzi meravigliosi, che i tifosi patavini adoravano e che ancora oggi, dopo quasi trent’anni, vengono ricordati con nostalgia nella città del Santo. E non sto parlando solo delle qualità calcistiche: quelle sono ampiamente documentate in vari filmati dell’epoca; parlo dell’umiltà e del rapporto che erano riusciti a instaurare con i tifosi. Alla fine della partita Angelo era solito fermarsi a chiacchierare con i ragazzi che lo attendevano all’uscita dello stadio per le impressioni a caldo. Allegro, spigliato e, da buon romano, con la battuta sempre pronta, non mancava di rispondere pazientemente alla raffica di domande che gli venivano poste. Albertini invece veniva spesso intervistato nei pressi del civico 3 di via Carducci: indimenticabile la sua eleganza mista a timidezza, palpabile mentre rispondeva ai quesiti dei cronisti e contemporaneamente ricambiava, arrossendo, i saluti e le manifestazioni di affetto dei suoi sostenitori. Era veramente una famiglia quel Padova. Più passavano gli anni e più la squadra cresceva e otteneva prestigiosi risultati. Sicuramente non poco merito era dovuto alla presenza di Nanu’ Giuseppe Galderisi, al tempo il giocatore più famoso e di esperienza della formazione, reduce da tre scudetti (due con la Juventus e uno con il Verona) e dai mondiali di Messico 1996. E poi come dimenticare il fiore all’occhiello del vivaio, un certo Del Piero Alessandro di San Vendemiano, che dalla squadra del paese approdò alle giovanili biancorosse e venne fatto debuttare in Serie B da Mazzia a diciassette anni. Tale talento non poteva scappare agli osservatori della nazionale: esordio con l’under 17, capitano della nazionale under 18, convocato nell’under 21 da Maldini nel 1993, insomma tutta la trafila prima di esordire con la nazionale maggiore, partecipare a tre mondiali e suggellare il tutto alzando al cielo la coppa del mondo nel 2006 a Berlino. E non finisce qui: in quella allegra compagine giocava pure un difensore grintoso e veloce, pilastro della retroguardia biancoscudata, ossia Giacomo Murelli attuale vice allenatore del “Milan dei miracoli”, che da anni affianca Pioli nella conduzioni delle più importanti squadre del nostro campionato. E il portiere? Dalla Juventus seppur inizialmente con poco entusiasmo arrivò a difendere la porta patavina Adriano Bonaiuti soprannominato dai suoi supporters “Batman”. Quello che inizialmente venne da lui visto come un declassamento, si rivelò una scelta vincente: 5 stagioni tra i pali (dal 1991 al 1996) collezionando 174 presenze, una promozione nella massima serie e una salvezza. Ma soprattutto stava ponendo le basi per il suo avvenire: durante la militanza nelle fila dell’Udinese conquistò la stima di Samir Handanovic, uno dei portieri più blasonati del nostro campionato, che riabbracciò nel 2013 all’Inter quando divenne il suo preparatore di fiducia nonché allenatore dei portieri della squadra. Concludendo, possiamo solo augurare ai ragazzi del calcio Padova, che ben si stanno comportando nel campionato di Serie C, di guardare ai loro predecessori e di non smettere mai di crederci, perché a Padova… i miracoli sono possibili!
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