
L'amore e gli attestati di stima che sono arrivati a Antonio Picci dopo l'articolo pubblicato qualche settimana fa hanno colpito tutti. Come può un giocatore lontano dai riflettori del calcio che conta (ma poi conterà davvero quel tipo di calcio o forse è il calcio "minore" quello vero?) avere così tanti estimatori? Basta parlarci e le risposte vengono da sole. Lo abbiamo incontrato dopo un allenamento stremante con il Bitonto, squadra oggi di serie D, promossa nella scorsa stagione grazie alle sue reti. Conoscerlo meglio era un nostro assoluto dovere.
Come hai cominciato?
"Sin da bambino. Sono nato con il calcio nel dna, grazie a mio padre che mi ha regalato un pallone (il primo regalo di tutti). Ho visto e praticato calcio sin dall'inizio della mia vita, mio padre (il noto allenatore pugliese Pasquale Picci) mi portava a vedere gli allenamenti delle sue squadre. Una vera e propria palestra. A a livello personale a 7 anni sono andato al Bari dove ho fatto tutta la trafila facendo una caterva di goal in tutte le giovanili e nel campionato primavera sono stato capocannoniere del girone davanti a gente come Corvia. Ho anche debuttato in prima squadra con i galletti in Coppa Italia a Crotone".
Delle 5 promozioni quale è stata la più bella e quale quella più sorprendente?
"Ricordarle tutte e cinque è complicato ,ognuna di essere e ricca di indescrivibili emozioni. Parecchie di queste sono arrivate con rimonte assurde come quella della scorsa stagione col Bitonto o come quella con il Matera dove eravamo a inizio gennaio a meno nove dalla capolista Taranto. Quella più emozionante a Martina Franca, la mia prima che mi ha lanciato verso la B. Una rincorsa all'ultima giornata nella gara Martina-Sarnese. Noi eravamo a due punti da loro, potevamo e dovevamo solo vincere. E abbiamo vinto, indovina come: con un mio goal!"
Come mai dopo le vittorie dei campionati non sei mai rimasto?
"Nonostante i moltissimi goal quasi sempre per una questione economica, sono sincero e dico la verità. In serie D si guadagna più che il lega pro. Non me la sono sentita di dimezzare il mio ingaggio per proseguire con le squadre con cui avevo vinto. Per due motivi: esigenze familiari e figli e poi perché nella mia vita ho avuto sempre la facoltà di scegliere, ho ricevuto tantissime chiamate che mi proponevano nuove sfide e così ho fatto".
La tua esperienza a Brescia come è andata?
"Avrei mille aneddoti da raccontarti. E' stata la più bella ed emozionante esperienza, la più stimolante in senso assoluto con un gruppo incredibile. Ogni giorno vivevo un sogno, venivo dai dilettanti. Davanti a me avevo gente come Corvia, Caracciolo, Saba, Sodinha, Feseczin giocatori che in quella categoria da soli facevano la differenza. Andai da Calori, tecnico dell'epoca, e gli chiesi che cosa ci facessi la, lui disse di stare tranquillo . Tutto è venuto di conseguenza. Volevo giocare, e ho debuttato in B. Volevo segnare e ho segnato, l'unica cosa non realizzata fu la promozione in serie A. Nella semifinale di ritorno con il Livorno al 95', mi capitò la palla della vita ma non riuscì a realizzare la rete (il pallone fu respinto sulla linea di porta). Me lo sogno ogni notte! Peccato! Ero diventato un beniamino dei tifosi. Io che venivo dalla serie D. Ancor oggi i tifosi del Brescia si ricordano di me!"
Il tuo B ari è fallito clamorosamente, che ne pensi?
"Un dolore immenso. Una sconfitta per noi baresi incredibile. Nel calcio di oggi ci sono solo sciacalli! C'è bisogno di g ente competente che metta non solo i soldi ma che sappia di calcio, se no non si va da nessuna parte!"
Quali sono le tue ambizioni per la stagione che verrà?
"Io sono motivatissimo, sono pieno di fame e sono nato per far goal, non guardo in faccia mia figlia se non faccio goal voglio divertirmi vincendo più partite possibile!"
Grazie bomber!

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