
"Andare a Baku per una finale è veramente assurdo, i signori che prendono questa decisione non so cosa abbiano mangiato a colazione. C'è almeno un volo di linea? Queste decisioni vanno prese in maniera ragionevole e invece sono stati degli irresponsabili". Basterebbero solamente le parole del tecnico del Liverpool Jurgen Klopp a spiegare l'assegnazione a Baku della finale di Europa League da parte dell'Uefa dove si affronteranno in un derby tutto londinese Arsenal e Chelsea. Oltre a questi problemi logistici si è aggiunto un ulteriore problema assai più grave che l'Uefa e il governo azero hanno cercato di celare non senza pochi imbarazzi: la rinuncia di Henrikh Mkhitaryan a partecipare alla finale di Europa League.
Il motivo? il centrocampista dei Gunners è Armeno e tra il suo paese e l'Arzebaijan corrono dei pessimi rapporti per via della questione dei territori del Nagorno-Karabakh. In questa regione è presente una larga maggioranza di cristiani armeni, a loro volta una minoranza rispetto alla maggioranza musulmana della popolazione azera, nei primi anni 90 queste tensioni portarono l' Armenia e l' Azerbaijan a combattere una guerra in cui rimasero uccise circa 30mila persone e che fece milioni di profughi. Nonostante la tregua degli ultimi anni la tensione rimane ugualmente alle stelle, ragion per cui l'Arsenal con un breve comunicato ha annunciato la rinuncia del centrocampista armeno a partecipare alla trasferta: " Dopo aver esplorato nel dettaglio tutte le opzioni possibili e aver discusso con Micki e con la sua famiglia, abbiamo deciso che non partirà con noi". Il giocatore dal canto suo è "costretto" ad accettare: "Avendo considerato le opzioni attuali, abbiamo preso questa decisione difficile - ha dichiarato Mkhitaryan - Non capita spesso di giocare certe partite e, devo ammettere, fa male non esserci".
Altro caso spinoso è quello di Enes Kanter, il centro turco dei Portland Trail Blazers è considerato dalla sua madre patria come un pericoloso terrorista sovversivo "solamente" per essere un forte oppositore dell'uomo che dal 2014 tiene le redini della Turchia: Recep Erdogan. Nel corso degli ultimi anni al cestista è stato ritirato il passaporto avendo così negata la possibilità di tornare in Turchia dove nel frattempo il padre è stato condannato a 15 anni di carcere. "Vorrei tornare in Turchia e vedere la mia famiglia, ma ho scelto di supportare la democrazia, la libertà e i diritti umani". Parole forti nei confronti di Erdogan paragonato spesso da Kanter come " L' Hitler di questo secolo."
In questi giorni i Portland Trail Blazers sono stati impegnati nelle finali di conference (poi perse) contro i Golden State Warriors, e Kanter ha riaccusato senza filtri il governo di Ankara senza disdegnare anche un attacco alla Nba: "Ero l’unico giocatore turco in campo, la Nba turca mi ha censurato. Non hanno mandato in TV la partita dei Blazers perché c’ero io sul parquet. Il governo controlla le persone e questo resta un enorme problema. Come può la lega permettere tutto questo?"
Due tristi storie dove la politica "vince" miseramente a mani basse mentre lo sport, o meglio dire l'etica sportiva esce sconfitta . Un consiglio per i signori politici non solo di Azerbajian e Turchia e di rileggersi queste parole del barone Pierre De Coubertin a proposito dello spirito olimpico: lo Spirito Olimpico cerca di creare uno stile di vita basato sulla gioia dello sforzo, sul valore educativo del buon esempio e il rispetto universale dei principi etici fondamentali".

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