
16 giugno 2019: Maurizio Sarri rescinde il contratto che lo legava al Chelsea per approdare sulla panchina della Juventus. Sì, avete letto bene, proprio lui, proprio quel Maurizio Sarri ex allenatore del Napoli, quel Maurizio Sarri tanto amato e tanto idolatrato dai tifosi napoletani e tanto odiato, invece, dai tifosi juventini, complici alcune uscite e siparietti messi in atto dal tecnico di Figline durante il suo periodo napoletano (il dito medio, per vincere ed avere i rigori bisogna indossare la maglia a strisce...). E' bastato un trasferimento ai rivali per far cambiare le carte in tavola ai tifosi napoletani, e la domanda sorge spontanea: perché? Cos'è che ha ribaltato i pensieri nella mente dei napoletani da un giorno all'altro, di punto in bianco?
Semplice: Sarri era considerato dalla stragrande maggioranza dei tifosi napoletani come un capopopolo, una sorta di novello "Masaniello", una figura alla quale appoggiarsi per combattere il "potere", per abbattere il cosiddetto "Palazzo" , un simbolo di riscatto sociale che, con le sue idee rivoluzionarie, aveva contribuito ad accrescere nella mente e nel cuore dei suoi ex tifosi la speranza di un sogno, la speranza di poter regalare alla città di Napoli un qualcosa che lì manca da ben 29 anni, quella sensazione di sentirsi cuciti il tricolore sul petto anche se, ufficialmente, quel tricolore non è mai arrivato, anche se la classifica parlava chiaro: primo posto Juventus, secondo posto Napoli. Un allenatore che, anche all'epoca della sua annata londinese, ha ribadito più volte i suoi sentimenti nei confronti di Napoli e dei napoletani, e sono, di fatto, le sue ultime parole da tecnico del Chelsea a parlare chiaro, in occasione della finale di Europa League vinta contro l'Arsenal: "Dedico la vittoria a Napoli e ai tifosi napoletani, mi sarebbe piaciuto regalare emozioni del genere anche a loro, ma non ci sono riuscito".
E fin qui tutto bene. Poi, il trasferimento nella Torino bianconera. Che ci può stare, in quanto si parla di professionisti che oggi si trovano in un club e domani potrebbero tranquillamente trovarsi in un altro club, se non fosse per la conferenza stampa di presentazione come nuovo tecnico bianconero (al di sotto dell'articolo, la conferenza integrale), quella conferenza che ha fatto come da spartiacque tra il Sarri napoletano/londinese e il nuovo Sarri juventino, in cui il tecnico, oltre alle dichiarazioni di rito, ci ha tenuto a "mettere i puntini sulle i" in merito ad alcune questioni irrisolte, ad esempio quella del dito medio (In realtà non era rivolto ai tifosi juventini, ma ad alcune teste matte, disturbatori, riuniti attorno al pullman del Napoli), quella della maglia a strisce (Non mi riferivo alla Juve, ma al Milan), così come le questioni legate al "Sarrismo" (Il Sarrismo non è mai esistito, si tratta soltanto di un'invenzione mediatica) e alla famigerata tuta (mentre il Sarri napoletano criticava aspramente i tecnici in giacca e cravatta e promuoveva arditamente la figura dell'allenatore in tuta, il Sarri juventino risponde alla questione con un semplice "La tuta? Dovrò chiedere alla società, se loro non vorranno, potrò anche toglierla").
Insomma, tutte parole che sanno di un classico lavaggio del cervello, parole di un allenatore che sembra aver rinnegato il suo passato, i suoi ideali calcistici e politici, la lotta al potere. Un tradimento, un ennesimo tradimento che i napoletani sono costretti ad incassare e che ha riportato subito la mente a tre estati fa, al trasferimento di Gonzalo Higuain dal Napoli alla Juventus, colui che intonava sotto la curva, in occasione dell'ultima giornata di campionato vinta per 4-0 contro il Frosinone, "Difendo la città!" e che, due mesi dopo, attuò la sua fuga nella Torino bianconera rinnegando il suo passato per la sola speranza di vincere qualche trofeo in maniera facile. Parole e sentimenti che, in ambito professionale, dovrebbero rimanere dentro e mai fuoriuscire, per non regalare ai tifosi false speranze.
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