
Ci sono i primi calci dati ad una pallina nel corridoio di casa, una delle prime cose da fare appena ci si regge in piedi. Ci sono quelli dati in cortile, con il padre che non vedeva l'ora. Le prime partite con gli amichetti, tutti contro tutti, grovigli inestricabili sui prati o sul bagnasciuga. Poi arriva il giorno in cui, magari indossando la maglia del proprio campione preferito per sentirsi più forte, si entra in un vero campetto. Le porte quasi come quelle che si vedono in tv, un pallone troppo pesante rispetto a quello della spiaggia ed un tipo che ti dice cosa fare e che ti prova a convincere che giocare a calcio non è solo correre dietro alla palla. Arriverà poi il giorno di mettere una pettorina fluo. Poi magari il giorno di mettere una maglia col numero dietro e non vedere l'ora di andare a scuola per poi raccontarlo agli amici.
Non considerando i deliri di alcuni (comunque troppi) genitori a bordo campo, gli eccessi di alcuni allenatori che si sentono Guardiola anche allenando bambini delle elementari, ogni anno il calcio ha il merito di regalare nuove emozioni a milioni di bambini. Un numero infinitesimale diventerà un vero calciatore, un numero assai riditto continuerà a giocare durante e oltre l'adolescenza, quando altri interessi avranno il sopravvento. Ma il ricordo di questi momenti sarà indelebile. I gol al campetto, il torneo vinto e quelli persi malamente, i compagni e gli avversari. Amicizie che accompagneranno i bambini di oggi per tutta la vita. Personaggi, eventi e aneddoti che saranno per decenni argomento di conversazione fino ad entrare nella nostra personale mitologia. Quindi in bocca al lupo e soprattutto buon divertimento alla generazione che sta ora entrando nelle scuole calcio. E che si ricordino sempre che, come dice il Principe, un giocatore si giudica dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia.
Molto commovente..complimenti!