«Cos'è successo quella notte?»
25 maggio 1958.
La nazionale sovietica è in ritiro a Tarasovka, località a pochi km a nord di Mosca, per prepararsi in vista del Mondiale, che parte tra due settimane. Dopo un paio di giorni di vacanza, alle 16:30 spaccate di quel giorno la squadra si ritrova allo stadio Centralny, quello della Dinamo. Arrivano tutti, meno tre: Eduard Streltsov, Boris Tatushin e Mikhail Ogonkov.
Tatushin invita gli altri due a una festa per celebrare il ritorno del pilota militare Eduard Karakhanov, un ufficiale di fama tornato da qualche giorno in Patria dopo un incarico in Estremo Oriente, nonché amico d'infanzia di Tatushin. Il party si svolge di sera in una dacia fuori Mosca, dove i tre conoscono rispettivamente Marina Lebedeva, Irina Popova e Tamara Timashuk.
Dopo aver bevuto molto più del solito, vanno a dormire. Verità e finzione iniziano a mescolarsi fino a rendere irriconoscibile quanto successo nelle ore successive.
Il giorno dopo, Streltsov esce da quella dacia con tre graffi sul volto, Lebedeva finisce in un letto d'ospedale con due occhi neri, volti testimoniati dalle foto scattate. Foto fabbricate? Siamo negli anni cinquanta in Unione Sovietica, è difficile dare torto ai complottisti. Si scoprirà che le foto sono costruite solo dopo il 2001 grazie a un comitato nato per riabilitare la figura di Streltsov; all'epoca è meglio fidarsi. Sicuramente fanno buon gioco alla giustizia sovietica, che non chiede altre prove.
Gli agenti del KGB entrano nella dacia e arrestano Streltsov. Ogonkov e Tatushin saranno raggiunti più tardi e arrestati anche loro. Prima di sera, sono tutti alla prigione di Butyrka.
Lebedeva e Timashuk confermano la violenza, scrivendo alla polizia al fine di arrestare Streltsov e Ogonkov. In seguito ritrattano entrambe, ma il processo contro Streltsov non si ferma. Ogonkov è accusato anche da parte di Popova, ma successivamente ritratta anche lei. Tre giorni dopo l'arresto, Tatushin e Ogonkov sono scarcerati: sospensione di tre anni col club - giocano tutti e due nello Spartak - e mai più con la nazionale. Il primo finisce di giocare in Moldavia, il secondo s'infortuna al primo anno di rientro, resta allo Spartak per allenare i bambini dominando i campionati di Mosca e finisce per recitare il ruolo del capitano dei tedeschi nel popolare film "Il terzo tempo", pellicola del 1962 ispirata alla «Partita della Morte» che darà poi il via a "Fuga per la vittoria" (1981).
Karakhanov, per anni presunto colpevole delle violenze di quella notte, finisce anch'egli invischiato nella vicenda: nonostante sia licenziato dall'esercito, nei suoi confronti non si apre alcun procedimento.
Streltsov ci resta a Butyrka, due mesi. Ricorsi su ricorsi su ricorsi, Corte Suprema, tutto respinto. I compagni di nazionale e della Torpedo e perfino i suoi stessi amici non sono convinti che sia del tutto innocente. Mentre la moglie, Alla Demenko, chiede il divorzio, il commissario tecnico della nazionale Kachalin gira tutta Mosca per tirarlo fuori, non ci crede che gli hanno tolto Streltsov a quattordici giorni dalla partenza per la Svezia: lo mandano al quartier generale del comitato del Partito Comunista Regionale, qui chiede al primo segretario di sospendere il caso per il Mondiale, il segretario generale risponde che non si può fare niente e indica verso l'alto. Kachalin si arrende, è finita.
Gli operai della ZIL programmano una marcia con una partecipazione prevista di oltre 100.000 persone, ma non hanno il tempo di trovare una data che la sentenza è stata già emessa, non tiene conto del fatto che a casa abbia una madre disabile e una figlia di due mesi, è irrevocabile: 12 anni di prigionia in un gulag col divieto di praticare attività calcistiche per sempre.

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