
L’amore non guarda con gli occhi ma con l’anima. Le parole di William Shakespeare, scrittore e drammaturgo inglese, possono essere adoperate per spiegare il forte sentimento tra Foggia e Pietro Iemmello. L’attaccante originario di Catanzaro ha mosso i primi grandi passi da calciatore con la maglia dei Satanelli. Un feeling sbocciato sin dalle prime apparizioni e mai sfumato. Divenuto amore forte, intenso, ineguagliabile. Iemmello trova la consacrazione nel Foggia di De Zerbi, squadra forte, spettacolare e rivoluzionaria tanto quanto quella di Zeman. Pressing costante e continuo, possesso palla e verticalizzazioni da far arrossire il celebre Guardiola. E poi gol, tanti come i 37 di Iemmello, giunto in Puglia da nobile principe, ed incoronato saggio Re.
Anche un sovrano piange, e nessuno potrà mai dimenticare le lacrime d’amore di Re Pietro al termine dello spareggio contro il Pisa di Gattuso. La favola di Dezerbilandia si interrompe bruscamente in un caldo giorno d’agosto del 2016, ma Iemmello è già partito. Il suo viaggio prosegue lungo i sentieri assolati della Via Emilia, direzione Sassuolo. Qualche lampo come la doppietta all’Inter, annichilita e frastornata tra le mura di San Siro, e un nuovo maestro di calcio come Eusebio Di Francesco, da cui apprendere ulteriori segreti, e poi via.
Altro viaggio, altra corsa, nuova avventura professionale a Benevento, città delle streghe, o Janare, così come le chiamano da queste parti. Né il loro canto sotto il noce del fiume Sabato, né le reti di Iemmello,-una determinante per battere il Milan a San Siro-, riescono a salvare i giallorossi. Si chiude una porta, si apre, o meglio, riapre un portone. Lo cantava Venditti, ed è proprio vero che certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. Forse perché recuperare un amore passato, mai dimenticato, è un po’ come recuperare una parte di sé creduta smarrita. Quando il Foggia chiama, Iemmello risponde, consapevole che nessuna piazza sarà per lui altrettanto importante. Brividi che solo Foggia è riuscita a donargli. Merito di quei due Satanelli abili nel catturare il suo animo. Di certo non per condurlo negli inferi, ma in un paradiso rossonero pronto ad esplodere di gioia come dopo il suo gol allo Spezia. Fuggi da Foggia? Ma quando mai...
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