
RUSSIA 2018 si conclude nel segno della Francia campione, ancora una volta dopo 20 anni dal primo storico successo.
"Il Mondiale delle sorprese" come molti lo hanno ribattezzato, il Mondiale della caduta dei Titanici Brasiliani contro il talentuoso Belgio, della disfatta dell'Argentina di Leo Messi e della catastrofica prematura uscita di scena dei Campioni in carica della Germania;
Tra le favorite alla vigilia, ma sicuramente meno quotata (perlomeno dai bookmakers), la Francia è l'unica "BIG" che non ha mai vacillato e che ha dominato anche la sfida finale contro una comunque sorprendente Croazia; ma adesso che tutto è compiuto questo Mondiale rischia di diventare il Mondiale delle polemiche e del razzismo, perché anche se trattasi di una minoranza, in molti le origini africane dei neo campioni del Mondo.
Non è un segreto che i Blues sono effettivamente una nazionale multietnica, c'è chi ha infatti origini Malesi , chi Camerunensi, Maliane e Tongolesi ma come anche spagnole (Hernàndez) e italiane (Giroud); ma quest'ultime forse non sono così scomode agli occhi di chi invece si è sentito in diritto di riversare il proprio odio razziale su internet per accusare la Francia di non aver vinto il Mondiale, perché in realtà vinto dall'Africa.
Ma in realtà, noi Italiani, spettatori non partecipanti di questa bellissima competizione, non avremmo voluto partecipare anche con Eder e Balotelli in rosa? Non abbiamo gioito nel 2006 con Camoranesi in campo? ....e ancora... non avremmo accettato di riconoscere la nazionalità italiana a Dybala o il "Papu" Gomez qualora avessero optato per la nostra selezione?! La risposta appare scontata per molti , per fortuna direi, quasi per tutti!
Forse il successo della Francia multietnica verrà utilizzato, da pochi, come occasione ghiotta per dar sfogo alla propria ignoranza, ma servirà, forse, anche per far riflettere molti sulla realtà del nostro calcio, si certo non dimentichiamocelo... si parla di Calcio... perché la politica e l'immigrazione hanno poco a che fare con lo Sport e con lo spirito di uguaglianza e rispetto che dovrebbero dominare fuori e dentro gli stadi di tutto il mondo.
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