
Da una parte una schiera di ragazzini terribili e dal talento purissimo. Dall'altra una squadra esperta e formata da grandi giocatori. Juventus-Ajax sarà soprattutto questo. E' il confronto tra due grandi nobili di questo gioco che intendono il calcio, però, in maniera diametralmente opposta. Due squadre che rispecchiano perfettamente la corrente di pensiero di due scuole calcistiche, ben rappresentate dalla personalità dei loro tecnici. Da una parte l'intraprendente Ten Hag, che ha confermato la tradizione olandese, dotando la sua squadra di un gioco offensivo ad altissima intensità e ritmo. Dall'altra parte il conservatore e attendista Allegri, che come il migliore modello italico vuole, si presenta ad Amsterdam con un atteggiamento prudente, tutta difesa e contropiede.
La gara della Crujiff Arena ha confermato che l'Ajax non è arrivata sino a qui per caso. l'1-1 non pregiudica le possibilità dei lancieri di approdare in semifinale e di aggiungere così un altra vittima illustre al suo percorso, dopo aver fatto fuori il Real Madrid agli ottavi con la grande notte del Bernabeu. Ma la Juventus non è il Real Madrid. I bianconeri non sono una squadra a fine ciclo e da rifondare come le merengues, ma soprattutto Max Allegri ha dalla sua il fattore Cristiano Ronaldo, il re della Champions. Al fuoriclasse portoghese, nonostante non fosse al meglio, è bastato infatti un solo vero pallone giocabile per trasformarlo in oro e tramutarlo nel gol del momentaneo vantaggio bianconero, e per confermare come i quarti di finale siano il suo turno preferito. Con il gol all'Ajax, sono infatti 24 le reti messe a segno dal portoghese in questa fase della competizione, su 21 incontri disputati. Un numero pazzesco. Al di là quindi delle disquisizioni prettamente tattiche, l'ago della bilancia sarà la sua condizione fisica. Un Ronaldo tirato a lucido, come nella sfida di ritorno con l'Atletico, sarà determinante e fondamentale per la Juventus ,e lascerà poche speranze all'irriverenza dei giovani lancieri e al loro desiderio di dare scacco matto al re. Anche perché il sovrano, di abdicare, non ha ancora nessuna intenzione.

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