
Dopo la clamorosa vittoria della Polonia contro la Serbia con un netto 3-0 la sentenza è lapidaria: per passare il turno e accedere alle semifinali, l’Italia deve non solamente vincere 3-0 ma anche concedere agli avversari un massimo di 60 punti o, se volete rigirare la frittata, finire con 15 punti di differenza. Non uno di più.
Ecco allora che le nostre speranze paiono ridotte al lumicino, visto che in pratica non possiamo permetterci di fargli superare quota 20 punti come media set. Possibilità? Per le statistiche davvero poche, pensando anche solo al fatto che solamente contro Repubblica Dominicana e Finlandia abbiamo vinto con un margine così ampio. Eppure, nonostante tutto, qualche speranza c’è.
Perché queste sono le (uniche) imprese in cui l’Italia si esalta. Ricordate la fantastica rimonta nella semifinale olimpica di Rio contro gli Stati Uniti? Ecco è proprio da quel precedente, favorevole ed esaltante, che dobbiamo partire. Perchè siamo ancora noi, seppur nell'estrema difficoltà, a decidere quale sarà il nostro destino e se davvero siamo pronti a salutare e uscire di scena accontentandoci di essere tornati tra le prime sei potenze mondiali.
Perché possiamo farcela, cancellando quello che è avvenuto contro la Serbia e ritornando a giocare anche solo mettendo in campo quello che sappiamo fare. Ed essere l’Italia che ha fatto sognare e che, dopotutto, un posto tra le quattro lo merita, già solo per quello che si è visto durante tutto il torneo.
Del resto basta poco, no? E’ necessario che Juantorena e Zaytsev tornino ad essere bocche di fuoco implacabili e Giannelli ritorni ad essere la mente illuminata capace di smistare palloni spiazzare gli spostamenti avversari. Altro? Beh, magari avere un servizio di squadra finalmente devastante e che Anzani e Lanza (o chi per loro, ma per l’amordiddio che qualcuno lo faccia!) realizzino dei muri straordinari e limitino il gioco veloce biancorosso. E anche che Colaci “si limiti” a non far cadere nulla per terra.
Apparte gli scherzi, errori non ne possiamo commettere, né possiamo permetterci di iniziare con il braccino per la paura di sbagliare Blengini lo sa. La squadra lo sa. Malgrado tutto e, seppure appesi ad un filo, la situazione è nelle nostre mani.
Dunque, tutti incollati alla sedia, che sia quella del parterre di Torino o il divano di casa. Stasera a Torino in palio c’è un posto tra le regine della pallavolo mondiale. E ci aspetta.
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