
Contenuto nell'album Miss Mondo (1999), “Una vita da mediano” è tra le tracce più celebri della discografia di Luciano Ligabue. L'artista di Correggio prende spunto da chi lavora e lotta in mezzo al campo di calcio per descrivere quelle persone che si spendono per gli altri e non conoscono l’egocentrismo, ma la generosità. Il buon lavoro di chi si muove dietro le quinte è fondamentale per la messa in scena e il successo dello spettacolo. In particolare, la metafora calcistica del mediano indica l'obbligo morale di allenare la forza di volontà. Il talento si vanifica senza il sudore del volto: produce poco frutto.
La canzone suona come un vero e proprio atto di riconoscenza verso il ruolo del mediano, interpretato da giocatori tenaci. Pronti a lavorare sui polmoni, a giocare generosi sempre lì, lì nel mezzo. Un mediano non pensa a segnare, ma a recuperare palloni e a servire chi è addetto a finalizzare il gioco. Solitamente è l'uomo che deve faticare di più. Non ha lo spunto della punta o del dieci. I suoi piedi sono quelli ritenuti meno buoni. Ma il dare tutto quel fiato non è necessariamente una compensazione a limiti tecnici. Si ostina nel sacrificio, si brucia presto. Quando non ne ha davvero più deve andare e fare posto.
L’interista Ligabue cita Lele Oriali come ideal-tipo del mestiere, evocando anni di fatica e botte e la vittoria ai Mondiali. Mediano e campione del mondo è stato anche il milanista Rino Gattuso. Uno che sui polmoni ha lavorato sin da ragazzino allenandosi sulle spiagge dello Jonio, la sua terra. I suoi piedi non erano educatissimi, ma la perseveranza gli ha regalato una carriera memorabile.
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