
Se l’Italia fosse come il suo Giro, saremmo sempre a maggio, con la primavera che esplode ed il grigiore e il buio dell’inverno alle spalle.
Sarebbe un paese che sa da dove partire ed avrebbe un punto di arrivo ben definito. Ed avrebbe un tempo massimo da rispettare per arrivare al traguardo.
Sarebbe colorata e unita. Affronterebbe le fatiche delle salite ed i pericoli delle discese senza paure. Senza pensare troppo al prima e al dopo ma cercando di dare il meglio in quei momenti.
A volte sarebbe ammaccata, ferita, sanguinante, ma sempre con la voglia di rialzarsi e ripartire con lo sguardo rivolto alla strada che ci aspetta.
Sarebbe un’Italia dove contano e vengono valorizzate le capacita del singolo, ma dove l’individualità viene esaltata dal lavoro della squadra. E viceversa.
Un’Italia dove la colpa per i mancati risultati non sarebbe sempre di qualcun’altro. Che troverebbe una ragione per gioire ogni giorno e una motivazione per ripartire con determinazione il mattino dopo.
Sarebbe aperta all’innovazione e al mondo, orgogliosa del suo passato e della sua identità. Sempre diversa ogni giorno, ma sempre uguale nella sua unicità.
Un’Italia dove vince il migliore, ma dove si rispetta e si apprezza la fatica ed il lavoro di chi perde.
Buon Giro a tutti.
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