
Chi e' andato allo stadio di Bergamo a vedere l'Atalanta almeno una volta in vita sua avra' potuto ammirare uno dei suoi tanti e ottimi giocatori fatti in casa , passati alle grandi squadre nonche' alle varie nazionali facendole spesso grandi.
Memorabile a questo proposito la formazione orobica di nome e di fatto capace di vincere la Coppa Italia nel 1963 con i giocatori che si parlavano in dialetto bergamasco, incomprensibile come poche altre lingue al mondo, forse il segreto di quello storico ed unico successo firmato non a caso dalla tripletta di Angelo Domenghini, di Lallio ,appena fuori Bergamo, successivamente campione d'Italia , d'Europa e nel Mondiale di club con la grande Inter per poi conquistare il leggendario scudetto nel Cagliari di Gigi Riva.
Il corposo preambolo serve ad introdurre come si deve Roberto Donadoni che ebbi la fortuna di veder esordire nel campionato cadetto 82/83 sotto la guida di Ottavio Bianchi per poi esplodere nel pressing di Nedo Sonetti in Serie A . Ecco che con il bravo ragazzo di Cisano Bergamasco la Dea si ritrovava in casa il giocatore piu' forte che abbia mai prodotto, autentico fuoriclasse del calcio italiano come dimostro' ampiamente una volta passato al Milan ,la squadra del suo cuore fino alla Nazionale anche da allenatore.
Mi ricordo di aver provato gran gusto quando il nostro rimpianto presidente Cesare Bortolotti anziche' cederlo alla solita Juventus cui l'aveva promesso, preferi' mandarlo alla societa' rossonera di Berlusconi, una vera rivoluzione .
Una squadra che con Arrigo Sacchi segno' la storia del calcio mondiale vincendo tutto che ebbe in Donadoni il miglior interprete italiano senza offesa per Maldini, Baresi o Costacurta, bravi come nessuno a difendere ma "la luce a San Siro " l'accendeva solo il bergamasco per citare la riuscita frase del presidente piu' vincente della storia del Milan, che per lui stravedeva letteralmente e giustamente, direi io.
Il regalo che farei in questo Donadoni Day sarebbe il Pallone d'Oro purtroppo mai assegnatogli, che avrebbe a mio avviso strameritato per la delizia delle sue giocate con gli ubriacanti dribbling sulla fascia destra, dove sembrava scorrere su un go kart tanto s'involava leggero per crossare poi da maestro ai fortunati compagni d'attacco.
Giocatore immenso il caro Roberto
Oggi si corre,ci si batte in campo anziché curare la tecnica pura
Quanto ci mancano quelli come Donadoni, gente che dava del tu al pallone