Sono passati 8 mesi dalla morte per covid di Angelo Rottoli, il pugile che oltre a far appassionare i tifosi, riusciva a rapire i cuori delle donne attraverso la sua generosità e bontà d'animo, rendendolo unico nel suo genere. Era nato a Presezzo (BG) il 14 dicembre del 1958 e dopo aver giocato a calcio passò all'atletica ottenendo buoni risultati, fino a quando nel 1977 non venne scoperto dal maestro di pugilato Egidio Bugada, della Bergamo-Boxe, che ne fece un campione. Tra di loro si instaurò un solido rapporto sia sportivo che umano, grazie al quale scalarono le montagne del pugilato planetario.
Passò al professionismo nel 1981 e pur non avendo la stazza da peso massimo (188cm per 88kg), rispetto ai possenti giganti dell'epoca da 100-120kg come Foreman e Holmes (ad esempio), a suon di pugni e ko divenne campione italiano nel 1983 difendendo il titolo per 5 volte. Nel 1985 riuscì a procurarsi l'occasione iridata contro il portoricano De Leon nei pesi massimi leggeri, in un incontro memorabile al palazzetto dello sport di Bergamo, dove perse per ko in seguito a una maledetta ferita. Quell'unico taglio nella sua onorata carriera, non gli fece perdere la voglia di combattere, e nel 1987 conquistò la corona intercontinentale WBC, sempre nei massimi leggeri. Un anno dopo vinse il titolo europeo, che perse nel 1989 contro il francese Wamba per un solo punto.
Dopo quella sconfitta iniziò a perdere gli stimoli e le motivazioni per restare sul ring, fino all'epilogo nel 1990 contro l'argentino Daniel Edoardo Neto, in cui cedette nell'ultimo incontro della sua carriera, terminata, forse, troppo presto. Pur non avendo avuto agli inizi del professionismo i favori dei pronostici, Rottoli riuscì ad imporsi su ogni fronte, lasciando un segno indelebile nei suoi tifosi. Nella sua ultima intervista pubblica a Bergamo Sport-News di gennaio 2020, raccontava con grande rammarico di essersi ferito proprio nel match più importante della sua vita, in cui si giocava nella sua amatissima Berghem, il titolo mondiale contro De Leon, avversario che durante i collegiali batteva sempre. Rammentava che le sue difficoltà maggiori le ebbe nel trovare sparring partners del suo livello per gli allenamenti, piuttosto che nell'affrontare i suoi avversari ufficiali.
Con malinconia parlava di quanto gli mancasse la vita del ring e l'odore della palestra, fatto di corse e flessioni, addominali e corda, pesi e pugni al sacco, insomma tutte cose che lo facevano sentire un atleta compiuto, e che a 61 anni e 30kg in più rimpiangeva di avere abbandonato. Si commosse quando citò la madre e il fratello, a cui dedicava ogni cosa fatta, ringraziando l'anziana mamma di non averlo mai ostacolato nella realizzazione dei suoi sogni sin da bambino. Concluse l'intervista parlando dei rimpianti del suo percorso professionale, perché se avesse continuato a gareggiare in America, dove fece un periodo di incontri, sarebbe stato valorizzato maggiormente, in quanto negli Usa la boxe è al pari del Basket e del Football.
Purtroppo, dopo quella intervista, il destino per la sua famiglia è stato crudele, e nel giro di una sola settimana il coronavirus gli ha portato via prima la mamma e dopo il fratello, e infine la sua stessa esistenza, attaccato a un respiratore del Policlinico di Ponte San Pietro. La leggenda romantica narra che una nota cantante italiana, gli abbia dedicato una canzone indimenticabile per le nostre orecchie, ma a questo quesito solo lei potrà darci una risposta (se vorrà). Ci mancherai campione e siamo certi che continuerai a Boxare anche da lassù, e che ti riprenderai la rivincita su De Leon, anch'egli scomparso a gennaio.
Palmares:
35 incontri da dilettante
35 da professionista con 29 vittorie (15 per ko), 3 sconfitte e 2 pareggi
1983 diventa campione italiano difendendolo per 5 volte
1987 vince il titolo intercontinentale WBC
1988 vince il titolo europeo
1990 termina l'avventura pugilistica a soli 32 anni.
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